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Core & lengua – Il rap in Campania e altre storie

Il Dipartimento di Scienze Sociali dell’Università degli Studi di Napoli Federico II – in collaborazione con l’Osservatorio Territoriale Giovani – ospita, nell’ambito del ciclo di seminari #BitGeneration, l’evento di presentazione del libro “Core e lengua – Il rap in Campania e altre storie” di Gaetano Massa e Pino Miraglia. Un viaggio per immagini nella cultura hip hop all’ombra del Vesuvio.

Introduce e modera:
Lello Savonardo, Università di Napoli Federico II
Intervengono
Gli autori: Pino Miraglia e Gaetano Massa
I relatori: Alex Giordano e Sergio Brancato (Università di Napoli Federico II), Sergio Delle Cese (Manager “No Music”)
Gli MC: Lucariello, Sha-One, Ntò

I fotografi napoletani Gaetano Massa e Pino Miraglia ci offrono in “Core e lengua. Il rap in Campania e altre storie”, un ricco e affascinante reportage sulle tracce degli artisti e dei gruppi che declinano il rap nella propria lengua madre, il napoletano. Ci sono quelli che hanno raggiunto il grande pubblico – come Clementino, Rocco Hunt, Lucariello… – ma anche molte crew e freestyler dei quartieri e delle periferie.
Alle immagini si affiancano testi degli stessi autori e di Lello Savonardo (Università degli Studi di Napoli Federico II), dei giornalisti e critici musicali Damir Ivic e Federico Vacalebre e dello scrittore e sceneggiatore Maurizio Braucci (Gomorra e Reality di Matteo Garrone); otto interviste: a Sha-One, Speaker Cenzou, Lucariello, Nto’, Clementino, Dj Uncino, Op.Rot, Luciano Chirico.
“Gaetano e Pino – scrive Vacalebre – raccontano le tendenze dominanti e quelle stravaganti, le eccezioni multikulturali, femministe, militanti”.
Come nelle radici del movimento culturale che dal Bronx – negli anni Settanta – invase prima le strade d’America e poi del mondo, anche i rapper napoletani scandiscono in 4/4 il disagio metropolitano e offrono voce a un sentimento del (proprio) mondo che attinge a piene mani alla vita quotidiana. E così Massa e Miraglia non hanno voluto limitarsi alle immagini di scena, pur presenti e di grande impatto: hanno cercato e ritratto gli artisti nel loro ambiente, dove vivono e lavorano, quasi sempre all’insegna della precarietà.
Come scrive Lello Savonardo nell’introduzione, “i nuovi ‘poeti urbani’ (sono) i rapper di ultima generazione che si nutrono della contaminazione dei diversi linguaggi artistici e delle tecnologie digitali, dando vita e voce alla “Bit Generation” che si esprime, comunica, socializza, crea anche attraverso i social media un’inedita narrazione sonora della realtà urbana e sociale”, delineando una nuova dimensione di classe.
Maurizio Braucci sottolinea: “mostrare che la dimensione di classe ancora esiste è un contributo contro questa rimozione tendenzialmente reazionaria”.

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